L’art 35 del decreto-legge n. 133 del 12 settembre 2014 detto “Sblocca Italia”, pur avendo un titolo che sottolinea l’importanza della raccolta differenziata (Misure urgenti per la realizzazione su scala nazionale di un sistema adeguato e integrato di gestione dei rifiuti urbani e per conseguire gli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclaggio), già dal primo comma ci orienta sul programma e sui veri obiettivi strategici di questo Governo. Parte sparato sulla necessità di individuare “la capacità complessiva di trattamento di rifiuti urbani e assimilati degli impianti di incenerimento in esercizio o autorizzati a livello nazionale, con l’indicazione espressa della capacità di ciascun impianto, e gli impianti di incenerimento con recupero energetico di rifiuti urbani e assimilati da realizzare per coprire il fabbisogno residuo, determinato con finalità di progressivo riequilibrio socio-economico fra le aree del territorio nazionale”
Fin qui, almeno, il testo legislativo ci risparmia la solfa termovalorizzatrice chiamando con il loro nome questi impianti; INCENERITORI. Quello che non fa’ è sottolineare l’assoluta alterità tra incenerimento e raccolta differenziata spinta. Infatti prosegue dicendo: “nel rispetto degli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclaggio, tenendo conto della pianificazione regionale”. La mistificazione della realtà è chiara perché in nessun sistema che preveda uno scenario di raccolta differenziata spinta, fino a raggiungere livelli vicini alla strategia Rifiuti Zero, potrebbe realisticamente trovare posto anche la progettazione di un impianto di incenerimento economicamente sostenibile.
Caso esemplare è quello dell’inceneritore di Parma, progettato per smaltire esclusivamente i rifiuti di questa Provincia. Ben presto però, grazie ad una politica radicale del Sindaco Pizzarotti verso la differenziata spinta che ha condotto la città a riciclare in poco tempo circa il 70% dei propri rifiuti, il mostro onnivoro, secondo l’espressione di Paul Connett (scienziato ed ideatore della strategia Rifiuti Zero) è stato affamato. Questa fame ha condotto la Regione, dopo neanche due anni, ad aprire le fauci del mostro per fargli ingurgitare anche i rifiuti provenienti da Reggio Emilia. Quindi la virtuosa Parma si trova ora nella situazione paradossale di vedere svaniti i suoi sforzi a differenziarsi, dovendo subire i fumi provenienti dallo “sbampamento” di rifiuti altrui. La domanda è lecita: e se Reggio Emilia seguisse le orme virtuose della vicina città? Si troverebbero ad elemosinare i rifiuti di altre aree.
Da una nota del Ministro all’Ambiente Galletti apprendiamo che le “Regioni hanno dato parere favorevole alle norme contenute nell’articolo 35 del decreto Sblocca Italia nella parte relativa alla realizzazione di una rete nazionale di termovalorizzatori”. Hanno detto si tutte le Regioni,
ad esclusione di Lombardia e Campania. Prosegue la nota: “non era un passaggio facile, l’applicazione dell’articolo 35 dello Sblocca Italia”. Di fatto, con questo articolo, “si rompe il principio dell’autosufficienza dello smaltimento dei rifiuti a livello regionale e si crea una rete unica di smaltimento di rifiuti a livello nazionale”.
Dal Rapporto preliminare al Piano nazionale inceneritori, apprendiamo che la Regione Calabria ha un fabbisogno di incenerimento stimato in circa 237.000 tonnellate annue e una capacità di incenerimento di circa 240.000, quindi con un fabbisogno residuo in negativo. La Regione è, da questo punto di vista, autosufficiente. Lo sanno bene gli abitanti della Piana di Gioia Tauro!!! Ricordiamo tutti la diatriba sul raddoppio dell’inceneritore reggino e la gara di alcuni sindaci ed amministratori di comuni della provincia di Cosenza, Sandro Principe in testa, per accaparrarsi, contro la volontà popolare, la costruzione di un nuovo impianto sul loro territorio. Anche per questo non sono previsti nuovi impianti “calabresi” nello Schema DPCM ai sensi dell’art.35, comma1, del d.l. n. 133 del 2014 che individua altresì la necessità della costruzione di ben 8 nuovi impianti di incenerimento di cui 1 in Umbria, 1 nelle Marche, 1 nel Lazio per quanto riguarda la Macro Area Geografica “Centro”, 1 in Campania, 1 in Puglia ed 1 in Abruzzo per la Macro Area “Sud” ed infine 1 in Sardegna e 2 in Sicilia che fanno Area a sé.
Allora, se valgono le premesse secondo cui al crescere della raccolta differenziata decrescono e si affamano gli inceneritori, se lo Sblocca Italia qualifica questi ultimi come “infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale” tanto da prevedere la costruzioni di 8 nuovi impianti, capiamo bene quali siano i reali progetti del Governo in materia di smaltimento di rifiuti.
Rifiuti Zero? No, meglio termovalorizzarli. Governo di petrolieri e munnizzari.
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