È stato un risveglio insolito quello di stamattina per Cosenza. Una città paralizzata e ferita dai blindati delle forze dell’ordine che, attraverso un dispositivo repressivo a tratti riconducibile a scenari cinematografici, ha bloccato un’intera arteria stradale e il corso principale del centro della città. Ma non si è trattato di una retata antimafia, ne di un blitz contro i potenti che negli ultimi anni sono stati i diretti responsabili dello sfacelo della nostra terra. Stiano tranquilli i Gentile e compagnia onorata: per lor signori l’impunità è assicurata e dove si può chiudere un occhio meglio non lesinare a chiuderli tutti e due.
L’operazione di stamattina messa in atto dagli apparati della repressione con alla testa l’ormai noto ufficio politico della questura di Cosenza, con al seguito oltre duecento tra reparti celere, polizia, carabinieri, polizia municipale, si è concentrata contro l’occupazione dello stabile sito in via Minzoni, l’ultima occupazione in ordine temporale di Prendocasa.
Le pressioni esercitate dai proprietari dello stabile (le suore dell’ordine del sacro cuore del verbo incarnato), gli interessi economici che stavano dietro l’immobile (trattative di vendita per qualche milione di euro), il fatto che non si potesse tollerare oltre l’occupazione di un palazzo nel salotto buono della città, erano tutti elementi che non facevano certo immaginare una soluzione stabile e duratura per le cinquanta persone che dallo scorso 28 marzo avevano occupato l’ex albergo gestito dalle suore (altro che convento, o luogo sacro !!!).
Il fatto inoltre che nelle ultime settimane fosse prima saltato il tavolo sull’emergenza abitativa, poi rimandata a tempo indefinito la convocazione del prefetto (scippata dal comitato dopo il presidio del 6 maggio a p.zza 11 settembre) non faceva presagire nulla di positivo sulle sorti delle occupazioni.
Non che avessimo mai riposto grande fiducia nei confronti delle istituzioni visto che se la questione abitativa assume oggi numeri tali da poter parlare senza esagerazione di vera e propria emergenza sociale, la responsabilità è tutta riconducibile a chi per anni ha governato questa città come se fosse un affare privato per ingrassare le proprie tasche, allargare il proprio bacino clientelare/elettorale, piegare alla subalternità e alla sudditanza le migliaia di disperati che vivono il dramma della mancanza di una casa.
Tutte le pressioni esercitate dal comitato sulle istituzioni, comune, prefettura, provincia, affinché si aprisse al più presto un tavolo sull’emergenza abitativa avevano il chiaro obiettivo non di svendere la lotta per la casa limitandola alla risoluzione del problema per i soli occupanti del comitato ma, semmai, quella di rinviare più a lungo possibile gli sgomberi delle occupazioni, le esecuzioni degli sfratti, aprire la discussione sulla questione casa, assente dal dibattito politico, esercitare un controllo sui meccanismi di assegnazione degli alloggi popolari, smascherare le malefatte e le clientele di cui sono stati responsabili i politici di questa città.
L’opposizione esercitata dagli occupanti di via Minzoni è stata tale che per un intera mattinata è dovuta protrarsi l’operazione di sgombero orchestrata dalla digos cosentina. Mentre in un primo tempo sembrava profilarsi un manovra contemporanea di sgombero anche dei locali delle canossiane (l’occupazione del 31 ottobre scorso) solo in una seconda fase si è invece compreso che l’altro dispiegamento di polizia messa a presidio dell’ex istituto delle canossiane aveva in realtà come obiettivo quello di creare un cuscinetto alla solidarietà che gli occupanti di viale della repubblica avrebbero portato ai propri compagni.
La resistenza è continuata sui tetti fino a tutto il pomeriggio, con un folto numero di compagni che da sotto hanno manifestato la propria vicinanza agli occupanti, e solo dopo aver trovato una soluzione temporanea ai 30 nuclei sfrattati si è riconsegnato lo stabile. Al momento oltre ai 6 compagni del prendocasa, sono stati oggetto di denuncia quasi tutti gli occupanti, che però a dire del “onorato cavaliere” Cantafora hanno trovato soluzione ai loro problemi, quello cioè di essere ospitati in un albergo.
La trattativa, nonostante i tentativi biechi della questura di spaccare il comitato in famiglie e singoli, è andata avanti compatta e solidale per oltre 6 ore per riuscire a scippare nell’immediato una soluzione non solo per le famiglie ma anche per le decine di singoli.
Vorremmo però chiudere con un’immagine che esprime al meglio il senso di questa giornata e il livello di coscienza proprio a chi sceglie di essere parte del percorso Prendocasa, anche di quelli che meno ti aspetteresti: alla malinconia di una Emna, un bimba marocchina che guardando la casa appena scippata dalla polizia, quasi si lasciava abbandonare nel pianto, rispondeva Jugin, altro bimbo dell’occupazione, che quasi rassicurandola e accarezzandola diceva: ne prenderemo una più bella.
Ed è proprio così cari signori.
Se con lo sgombero di oggi pensate di aver piegato la tenacia di prendocasa sappiate, che avete sortito solo l’effetto opposto. Ogni sgombero sarà una barricata. Non faremo un passo indietro.
Rilanciamo con un’assemblea pubblica per Venerdì 16 Maggio ore 18.00 presso l’occupazione del’ex istituto delle canossiane, #IOSTOCONPRENDOCASA
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