Scrivevamo, nell’articolo precedente, di un processo di liquefazione delle comunità di senso che nascono tradizionalmente come solide: processo che vorrebbe esondare dai confini del liquido per condurre tutto, gradualmente, ad un effervescente stato gassoso.
Una di queste comunità di senso è certamente la famiglia. Comunità solidissima e spesso totalizzante capace certamente di condizionare o “incanalare” la libertà delle nuove generazioni. Comunità di senso sempre contestata, generazione dopo generazione, ma poi riprodotta, ogni volta, quasi fedelmente. Comunità imputata politicamente di essere la cinghia di trasmissione della società borghese (anche se preesistente ad essa) o socialmente accusata di procrastinare una società patriarcale (non considerando la sua esistenza anche in società matriarcali).
Non dimenticando, dunque, le potenziali negatività, non bisogna neanche trascurare le positività. Innanzi tutto, come dicevamo, il fatto di garantire ai bambini quell’ambiente sociale e relazionale fondamentale nel loro divenire propriamente umani. “Senza la trasmissione culturale di migliaia di generazioni che ci hanno preceduto, noi torneremmo probabilmente a vivere come scimmie”. Se è vero che le comunità e le istituzioni umane (scuola, associazioni, parrocchie, famiglie) possono rappresentare una cinghia di trasmissione di disvalori, di tradizioni malate, di ipocrisie collettive, è anche vero che senza queste istituzioni comunitarie non salveremmo neanche il patrimonio culturale e scientifico che in positivo ha portato ad avanzamenti importanti della nostra vita nel mondo; saremmo costretti a ricominciare daccapo ad ogni generazione.
Dato questo cappello introduttivo sull’importanza della solidità delle comunità di senso, passiamo all’analisi di un dato puramente economico che però potrebbe far luce su una parte del processo di gassificazione della famiglia e delle altre istituzioni comunitarie.
“Osservatorio Single” è un’analisi redatta da Ipsos che arriva alla conclusione che nei prossimi 20 anni si registrerà un +9% di genitori single e -18% di famiglie con figli. Il primo processo di trasformazione dal solido al liquido aveva visto il frammentarsi della famiglia tradizionale maggioritaria (uomo, donna sposati in chiesa e due figli) in una serie di altre varianti più o meno estese che vanno dalle coppie non sposate, a quelle sposate in municipio, alle unioni civili e fino ai mononuclei o ai single. Il processo di liquefazione familiare lo potremmo coloritamente tratteggiare attraverso quella risposta/battuta di Franco Califano alla domanda se lui volesse trovare moglie: “il matrimonio dura se marito e moglie dormono in stanze diverse, per i poveri, in case diverse per i più abbienti…ma meglio ancora sarebbe se dormissero in città diverse”. Una battuta tratta dal bagaglio esperienziale del cantante romano che potrebbe assurgere quasi a profezia del processo in corso di gassificazione della famiglia e delle altre comunità di senso. Pensiamo solo di passaggio al fenomeno della personalizzazione dei partiti con la chiusura delle sedi territoriali o alla novella del superamento dei sindacati per una individualizzazione della contrattazione lavoratore-padrone o nell’aziendalizzazione dei centri sociali e dell’associazionismo.
Comunque, riprendendo il filo del discorso, il fenomeno delle coppie LAT, Living Apart Together, si sta diffondendo nella società. Film, Vip e influenzer certificano questa propensione ad avere relazioni aperte o comunque a continuare a vivere ognuno per proprio conto.
I dati del 2023 fotografano il fatto che le famiglie composte da una sola persona sono in netto aumento tanto da rappresentare in Italia il 33% della popolazione nazionale. Una persona su cinque ha meno di 45 anni, non solo vedovi dunque. In Italia, i nuclei familiari monopersonali saranno sempre più diffusi e, nei prossimi 20 anni, aumenteranno del 17% le persone sole, diminuiranno del 18% le coppie con figli, ma aumenteranno del 9% i genitori single. La tendenza culturale è molto chiara: “Famiglie” single o mononucleari.
La persona single nella contemporaneità, secondo Ipsos, è percepita come completa, indipendente, libera, sicura e con la piena consapevolezza di sé e nel pieno possesso della gestione del proprio tempo. Il fattore tempo, infatti, gioca un ruolo di grande importanza: prendersi dei momenti in solitaria è percepito come arricchimento del proprio valore alimentando un senso di autonomia e di orgoglio. Ma quanta depressione, solitudine e smarrimento possono nascondersi nelle maglie di questa società a responsabilità limitata? Questa autonomia, libertà e gestione personale del tempo non nascondono piuttosto una mancanza di capacità relazionale per occuparsi dell’altro da sé che sia il partner o i figli?
Il rischio della solitudine e dell’estraniamento, così come quello dell’incapacità di generare relazioni emotivamente stabili, è rilevato da un altro fattore analizzato da Ipsos: il successo presso questi single delle app di dating, di incontri. Secondo i dati dell’inchiesta, il Match Group, l’azienda madre di Tinder, Hinge, OKCupid, Meetic conta più di 16,5 milioni di utenti paganti. Gli strumenti e le piattaforme di incontro, inoltre, hanno perso la loro aurea negativa essendo state sdoganate socialmente e percepite sempre più come mere occasioni per connettersi e aprirsi all’altro, per ampliare la propria cerchia di amicizie e conoscenze. La relazione amorosa, solida e duratura della tradizione è evoluta nel rapporto liquido di una o più sere, senza complicazioni, mercificato e mediato da un’app. Il prossimo stato gassoso potrebbe essere rappresentato dalle app di sesso virtuale praticato nel multiverso rimanendo a casa da soli muniti di un visore 3D e vari accessori multimediali.
Questa percezione individuale (o sociale) ottimistica della singletudine, a nostro avviso sostenuta dalle campagne comunicative della propaganda global-capitalistica, si scontrano, secondo Ipsos, con “l’altro lato della medaglia che racconta di sfide, incertezze, difficoltà economiche e il rischio di isolamento”.
Il costo della vita che si scarica sulle risorse del single è percepito come maggiore rispetto a quello delle famiglie tradizionali. il 45% del campione afferma di avere difficoltà a mantenere il proprio tenore di vita.
Tutti i dati, ma anche il semplice buon senso, affermano che la singletudine fa bene al mercato. Sulla base dei dati ISTAT si nota che alcune voci di spesa sono molto differenti tra single e coppie. La prima voce è la casa. Una casa può ospitare nuclei familiari anche importanti e plurireddito o gravare su una singola persona. Anche nel caso di coppie divorziate, quando il marito non va a dormire in auto, si è costretti a dividersi su più abitazioni e magari pagare fitti prima non necessari. Inoltre, per tutti i servizi essenziali casalinghi, chi è solo spende il 66% in più (non poco) rispetto a una coppia. “Solo sommando queste prime due voci”, secondo il rapporto moneyfarm, “chi convive spende 530 euro al mese, contro i 904 euro dei single. Anche per quanto riguarda i generi alimentari, bisogna tenere presente che il costo al chilo aumenta al diminuire della quantità acquistata, penalizzando i single: per cibo e bevande, chi vive solo spende in media ben 304 euro al mese, contro i 236 euro a testa di chi convive, con un maggior costo di 68 euro (+29%). Questa voce è anche quella che, in valore assoluto, incide di più sulle spese mensili, dopo la casa”.
Un single, inoltre, si incontra più frequentemente con gli amici o le amiche in locali o ristoranti per passare la serata che normalmente le coppie stabili passano, risparmiando, in famiglia. Oltretutto, il single, deve essere più performante fisicamente e esteticamente per fare breccia nel cuore di eventuali partner occasionali. Si sommano quindi spese di palestra, parrucchiere, estetista etc. etc..
Secondo l’Istat, i single dedicano in media 4,3 ore alla settimana in più alle attività di tempo libero. Il settore del fitness specificamente progettato per single è un settore in forte espansione.
Quindi, tutto sommato, la propaganda della libertà, della singletudine, dell’autonomia degli spazi e del tempo, è molto utile al mercato e alle imprese affamate di consumatori frizzanti e compulsivi.
“Uscendo dalla sfera dell’ideale ed entrando in quella del reale e dell’economico, anche il viaggio assume un connotato diverso: una persona su due dichiara, infatti, che viaggiare è più costoso come single. Importantissimo anche il tema del benessere e della salute mentale che può essere intaccata se dalla solitudine ricercata si scivola nell’isolamento; un rischio ad alta probabilità per chi vive da solo. Otto persone su dieci affermano che avere qualcuno con cui condividere le esperienze è essenziale per viverle appieno”.
Anche in questo senso, una persona atomizzata, che vive nello stato liquido o addirittura gassoso delle relazioni comunitarie, rischia l’isolamento e un continuo e non evidente stato di depressione e abbattimento che cerca una compensazione nel consumo di merci e servizi.
Il dato analizzato in occidente pare essere confermato anche dai dati cinesi a testimonianza che è una tendenza capitalista globale al di là dei confini territoriali. Secondo una ricerca di Nielsen Cina, i single tendono ad avere una propensione all’acquisto maggiore, socializzano e trascorrono più tempo all’aperto rispetto alle famiglie tradizionali, il che li rende più propensi a mangiare fuori che a cucinare a casa, ad esempio. Il report datato 2020 parla di una vera e propria “single economy”.
Justin Sargent, presidente di Nielsen Cina, ha affermato: “La single economy è il risveglio della consapevolezza dei consumi da parte delle persone single, che riflette la loro ricerca di una migliore qualità della vita. […] Per conquistare questo gruppo di consumatori, che ha un potere d’acquisto estremamente forte e un grande potenziale di consumo, è di vitale importanza rispondere alle loro esigenze di consumo uniche e ascoltare le loro voci”.
Anche in Cina, dove vige un sistema capitalistico molto avanzato anche se legato alle politiche governative, le persone single sono più propense ad acquistare prodotti di alta qualità. Il 75% dei single comunica di aver intenzione di acquistare vestiti, una percentuale più alta rispetto al 65% dei non single. Circa il 35% dei single intervistati ha affermato che acquisterà vestiti di qualità a un prezzo relativamente alto, mentre solo il 25% dei non single farà una scelta del genere, secondo il rapporto. Inoltre circa il 41% dei single esprime l’intenzione di acquistare elettronica di consumo, una percentuale più alta rispetto al 28% dei non single. Circa il 52% dei single consuma per comodità e risparmio di tempo, una percentuale più alta rispetto al 39% dei non single. I single sono, inoltre, grandi promotori della “night economy”. L’undici percento dei single solitamente si dedica ad attività culturali e ricreative dalle 11 di sera fino a tarda notte, rispetto a solo il 6 percento dei non single.
Tutti i dati ci portano a pensare che una vita imperniata su valori etici improntati all’individualismo e all’edonismo sono certamente più affini ad un sistema capitalistico di mercato fondato sulla commercializzazione di merci e servizi. Una propaganda spinta per il divertissement, per l’autonomia e la gestione del tempo e dello spazio, spinge le nuove generazioni a sposarsi o convivere con il proprio partner molto tardi o a rimanere, come dicevamo, single. Il senso di isolamento e solitudine, pubblicizzato come libertà e autonomia, alla fine nasconde un’incapacità sempre più diffusa di assumersi responsabilità rispetto ad altre persone che si traduce molto spesso in forme di acquisto compulsivo utilizzato come antidepressivo e svago e che favorisce le imprese multinazionali nella collocazione delle loro merci e dei loro servizi appositamente pensati per questo target.
Da qui una forte propaganda dei valori della libertà e dell’autonomia, che sono gli alter ego dell’individualismo e dell’egocentrismo, che caratterizzano la specifica antropologia dell’homo economicus globalizzato con il relativo bombardamento delle residue comunità di senso (famiglia, comunità, associazione, partito) che passano sempre più da uno stato solido ad uno liquido per arrivare, in un futuro prossimo, allo stato gassoso proprio della fase sociale del metaverso virtuale modulato dall’intelligenza artificiale.